Da “Strategie. Rivista Italiana di Programmazione Neuro
Linguistica”,
n. 3, settembre –ottobre 2003, pp. 6 –
9
David Gordon ha vissuto i primi anni della PNL e ha contribuito alla creazione del modello. In questa intervista ricorda quegli anni rivivendo e facendo vivere a chi lo legge una grande intensità di emozioni. Ringrazio David per l’impegno e la disponibilità dimostrata e per le parole che ci ha dedicato.
Ciao David, com’è nata la tua esperienza con la PNL?
Stavo studiando psicologia, ma non ero soddisfatto perché
la psicologia non portava a niente: tutto quello che insegnavano
a fare era descrivere ciò che avveniva.
Poi ho incontrato in banca questo tizio. Mi informò che stavano
cominciando a organizzare dei gruppi di terapia della Gestalt e
quella sera mi invitò. Mi sono unito a loro e fui veramente
colpito da quello che erano in grado di fare. Così decisi:
“Voglio stare qui e imparare questa cosa”.
Quella persona era Richard Bandler.
Ho studiato la terapia della Gestalt con lui.
A quel tempo anche John stava studiando la terapia della Gestalt.
Lui e Richard cominciarono a lavorare insieme e a sviluppare il
metamodello.
Fui abbastanza fortunato da essere parte dello sviluppo della PNL.
Ero parte di quel piccolo gruppo di persone che con me, Richard
e John ogni settimana sperimentavano con l’esperienza.
Quindi in quei giorni abbiamo sviluppato molte cose che poi sono
diventate la PNL.
Stavo cercando qualcosa che facesse la differenza nell’esperienza.
E la PNL era questo. La nostra esplorazione riguardava questo: qual
è la struttura dell’esperienza e in che modo può
cambiare o evolvere, essere portata da qualche altra parte?
Per me è stata una grande avventura. Sono stato dentro questa
avventura.
In tutti questi anni, dall’inizio ad oggi, che
cos’è accaduto nella PNL? Che tipo di evoluzione hai
potuto osservare dagli anni ’70 ad oggi?
Negli anni ’70 c’era solo un gruppo: il nostro. Lavoravamo
tra di noi praticamente tutti i giorni per creare questa cosa meravigliosa
chiamata PNL. Era incredibilmente eccitante perchè stavamo
esplorando un nuovo territorio.
Ma per me anche perché avevamo questo bel gruppo di colleghi
così vicini.
E lavoravamo insieme. Era molto stimolante perché noi creavamo
insieme: ogni cosa di cui eravamo curiosi potevamo portarla nel
gruppo e insieme noi potevamo sviluppare ogni nostra comprensione
e ogni nostro pensiero. E’ stato un periodo molto creativo.
Eravamo ragazzini e io ero a metà dei miei anni venti. A
quell’età pensi di poter fare qualsiasi cosa. Sei il
re del mondo, ed è esattamente come ci sentivamo: avremmo
cambiato il mondo.
E’ stato molto bello, molto divertente.
In seguito le persone che abbiamo allenato hanno cominciato a loro
volta ad allenare altre persone e quindi hanno insegnato ad altre
persone ad insegnare ad altre persone, e io non so più quante
generazioni sono passate, ma credo molte.
E’ molto gratificante vedere come tutto quello si è
esteso e sviluppato.
Allo stesso tempo io ho perso quei giorni.
Mi mancano quei giorni nei quali c’era una specie di famiglia
che eravamo noi. Lavoravamo così a contatto, così
vicini.
Ora tutti hanno preso strade separate.
Tutti noi.
E’ difficile avere la stessa esperienza: quell’esperienza
di sinergia che viene dal lavorare con delle persone che sono davvero
nel tuo mondo, con cui condividi un linguaggio e condividi un modello
del mondo, condividi una visione. E’ molto bello, divertente,
eccitante.
E’ difficile da provare adesso. Almeno per me…Era grandioso!
E tu come sei cambiato grazie anche a questa esperienza di cui sei
stato protagonista?
Finchè non sono entrato nel mondo della PNL io vivevo in
un mondo nel quale la mappa era il territorio. Esploravo quella
mappa e scoprivo, secondo me, il territorio. Per me a quel tempo
non c’era separazione tra mappa e territorio.
La PNL ha aperto delle distinzioni tra mappa e territorio, in particolare
la relazione tra la struttura e l’esperienza.
Una volta che una di queste porte si è aperta ci sono possibilità
infinite.
La mia esperienza è stata l’esperienza di un mondo
che è diventato sempre più grande, più grande,
più grande e più profondo e più misterioso
invece che più stretto, più stretto, più stretto…
Sono grato di avere adesso quell’esperienza di una scoperta
infinita, di possibilità infinite. Talvolta è sfiancante,
spaventoso, però non lo scambierei con l’essere a proprio
agio e sicuri riguardo a tutto.
Cosa stai esplorando ora?
Questo è facile! La risposta semplice è il modellamento.
Più specificamente sono interessato ad esplorare alcune argomentazioni:
che cosa è davvero implicato nel modellamento? Che cosa rende
possibile per me o per chiunque altro di riconoscere o estrarre
la struttura essenziale di una qualche abilità o di una qualche
esperienza? Tento di farlo vivere dentro di me o dentro qualcun
altro.
Io so che potrei non trovare mai la risposta finale, definitiva.
Ma ora è questo che io sono interessato a esplorare. E’
questo che mi attrae.
Tu lavori in Usa e in Europa. Avverti differenze di
indirizzo e di applicazione della PNL ? E di che tipo?
Sì, c’è una differenza. Gli americani sono più
interessati alle applicazioni pratiche della PNL rispetto agli europei.
Anche gli europei naturalmente sono interessati a delle applicazioni
pragmatiche, ma sembra che loro siano anche più interessati
degli americani nella comprensione delle fondamenta concettuali.
Io sento che gli europei tendono a voler andare più a fondo
di quanto non facciano gli americani.
Non so perché, ma immagino che sia perché gli americani
sono sempre di corsa!…più degli europei …
Ho incontrato John Grinder. Egli disconosce la “seconda”
PNL, quella di Robert Dilts e degli Andreas, perché a suo
parere non sensorialmente basata. Che opinione hai in proposito?
Questo è John!
John si è sempre focalizzato sull’esperienza sensoriale
cercando di operare puramente sulla struttura.
Io penso che ignora o non riconosce con quanto contenuto in realtà
lui ha a che fare. Nel mio mondo non c’è significato
se c’è la struttura soltanto. Il significato deriva
dall’interazione tra struttura e contenuto.
Quindi nella mia esperienza la PNL non è mai stata solo struttura,
solo esperienza sensoriale. Penso che quello che è sempre
stata per me la PNL è lo studio della struttura dell’esperienza
soggettiva. La struttura riguarda la relazione, e le relazioni possono
avvenire e avvengono tra elementi di contenuto.
E’ la struttura di come gli elementi di contenuto si relazionano
gli uni con gli altri. Se tu accetti questo come faccio io allora
significa, secondo me, che quello che chiami seconda PNL , anche
quello è PNL. Sicuramente è una evoluzione della PNL.
Fino a che rappresenta una esplorazione della struttura (che è
schemi di relazioni) e in che modo queste relazioni si mettono in
relazione con l’esperienza per me è PNL.
Come prevedi il futuro della PNL?
In realtà non ne ho idea, non ne ho idea…
Ho visto posti nel mondo dove sta svanendo e posti dove non solo
sta crescendo, ma anche acquisendo una specie di rispettabilità…che
non mi sarei mai aspettato!
Non ho idea di dove andrà.
Però so che se dovesse sparire domani avrebbe lasciato una
grossa impronta nel mondo.
Ci sono cose che sono davvero molto diverse grazie alla PNL, che
non sono necessariamente o ovviamente attribuite alla PNL, ma so
che hanno avuto un impatto, e questo continuerà.
In che modo e con che entità la PNL continuerà io
proprio non lo so.
In Italia esistono gruppi ed istituti che si occupano
di PNL, in modo differente: alcuni con un’intenzione di crescita
e di rispetto della persona, altri che usano la PNL con finalità
manipolative. Accade anche negli USA?
Si certo. Esistono sempre persone che solo per come loro sono sentono
il bisogno di potere, di potere sugli altri. E sono sempre alla
ricerca di qualcosa che gli dia in qualche modo potere. La PNL è
una di queste cose. Può essere usata con l’intento
di esercitare una sorta di potere sugli altri.
Io non penso che ciò abbia niente a che fare con la PNL:
può essere così con qualsiasi altro modello.
Queste sono persone che qualsiasi cosa prendono lo fanno con l’intenzione
di acquisire potere e quindi, sfortunatamente, usano anche la PNL
in quel modo.
Io non credo sia possibile farci niente se non semplicemente parlare
a favore di quello che noi riteniamo essere la PNL. Penso che valga
la pena parlare di ciò in cui crediamo! Difendiamolo e non
diamo a queste persone soldi!
Hai parlato di modellamento. Quali sono le distinzioni
tra l’approccio di Robert Dilts e il tuo?
In termini di visione di modellamento sono sicuro che in qualche
modo abbiamo la stessa visione. Se la visione è quello che
rende possibile tutto, io penso che sia sostanzialmente la stessa.
Ma siamo persone diverse e approcciamo questa cosa come manifestazione
di quello che noi siamo.
Robert utilizza alcune distinzioni e alcuni processi per dare senso
a queste distinzioni ed è diverso dalle distinzioni che io
utilizzo e dall’approccio che io uso.
Il mio non è nè migliore, nè peggiore: è
solo diverso.
Mi piace il mio, ma naturalmente perché l’ho fatto
io.
Penso che ci sia molto spazio nel mondo per molti approcci diversi.
Io spero che sia così.
Non esiste la strada giusta. So che ci sono persone che troveranno
l’ approccio di Robert più congruente con la propria
esperienza e con le proprie abilità; altre troveranno il
mio più congruente, o anche l’approccio di John, o
quello di Richard.
E va bene. E’ così che deve essere.
C’è qualcosa che vuoi dire in conclusione di questo
colloquio?
Prima mi hai chiesto quale poteva essere il futuro della PNL. Io
non so quale sia il futuro. So che non è nelle mie mani.
E’nelle mani delle persone che stanno leggendo questa rivista.
Sono le mani nelle quali c’è il futuro della PNL.
E quindi incoraggio chi legge a non seguire semplicemente le persone
della PNL venute prima di loro, ma a stare diritti sulla propria
schiena per andare e proseguire oltre.
Se la PNL smette di essere lo studio della struttura dell’esperienza
soggettiva e invece diviene il McDonald delle tecniche del cambiamento,
allora morirà.
Grazie David.